LA LOTTA ALL'ESCLUSIONE SOCIALE E ALLA POVERTÀ IN FRANCIA E IN ITALIA
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Calcio: quando scende in campo la politica
A Napoli come a Marsiglia, il calcio occupa un posto molto speciale nel cuore degli abitanti. Lungi dall'essere confinato allo status di semplice intrattenimento, il calcio appare come un vero e proprio tema per le politiche pubbliche e sociali dei territori.
"Scendo in campo"
Il famoso slogan di Berlusconi «Scendo in campo» evoca l'innegabile legame tra calcio e politica. Questa formula è lungi dall'essere banale poiché qui il politico ha utilizzato la metafora del calciatore che rientra in campo, che ha un simbolismo molto forte. Il giocatore è colui che si appresta a dare tutto per la sua nazione, a rovesciare l'avversario per riportare gioia e orgoglio a un intero paese. È colui che si supera sia fisicamente che mentalmente, con l'obiettivo di portare la sua squadra in sulla scena internazionale, dimostrando il suo talento e la sua determinazione.
Sia in Italia che in Francia, il calcio è molto più di uno sport, è un fenomeno sociale che riunisce milioni di persone attorno allo stesso obiettivo: sostenere la propria squadra. Non possiamo quindi negare il fatto che, oltre ad essere un business molto redditizio, è un elemento profondamente unificante delle nostre società.
Panem et circenses
Espressione latina che significa "pane e giochi" dal famoso poeta satirico latino Juvénal. Questa formula è carica di significato perché il suo autore ha voluto denunciare il fatto che il popolo si preoccupava solo del proprio stomaco e del proprio tempo libero, a causa della distribuzione del pane e dell'organizzazione di giochi circensi da parte degli imperatori allo scopo di conquistare le loro grazie.
Lo sport è sempre stato un elemento politicizzato perché riconosciuto come fattore di benessere, di sviluppo della società, e quindi sicuramente legato al suo buon funzionamento. L'attrattività del divertimento, è stata presto compresa e strumentalizzata dalle figure al potere. Il fatto di occupare le popolazioni con delle attività ludiche, permette di portare l'attenzione altrove, di distrarle. In un certo senso, permette di distogliere lo sguardo dalle questioni e dai problemi veramente importanti che animano una società. Se guardiamo ai regimi totalitari europei del XX secolo, questo sport è stato un elemento strategico chiave: Mussolini e il mondiale del 1934, Franco e il Real Madrid, e anche da parte dell'Unione Sovietica, dove il calcio è stato strumentalizzato per controllare il popolo e trasmettere una buona immagine del potere , distogliendo lo sguardo dagli atti orribili commessi.
Se torniamo all'Italia e al regime fascista di Mussolini, l'immagine dell'atleta era uno dei simboli importanti. Il "Duce" è sempre stato consapevole del potere che poteva trarre dal calcio : era un modo per disciplinare la popolazione, renderla più docile, ma anche sviluppare un senso di appartenenza più forte alla nazione. Questo è il motivo per cui c'è anche una certa forma di nazionalismo che è cresciuta insieme alla popolarità del calcio. Potremmo dire che il pane e i giochi dei Romani sono stati sostituiti dal calcio nelle nostre società moderne?
"Quando un gioco è importante per miliardi di persone, cessa di essere solo un gioco. Il calcio non è mai stato solo calcio : aiuta a fare guerre e rivoluzioni, affascina mafiosi e dittatori".
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- Simon Kuper, dal suo libro "Calcio e potere"
... Il calcio elevato al rango di religione?
A partire da uno scambio tra tre religiosi tifosi dell'OM: Padre Nicolas Lubrano, Imam Smaïn Bendjilali e Rabbin Haïm Bendao, il giornalista e scrittore Philippe Pujol ci presenta questo affascinante documentario «L'OM senza confessione» che ci permette di constatare la dimensione unificante del calcio in una città cosmopolita come Marsiglia.
Nella prima scena ritroviamo quindi un imam, un prete e un rabbino seduti alla stessa tavola, e quest'ultimo si esprime con emozione: «Sono tre religioni unite grazie all'OM, è magico. »
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Per i marsigliesi, l'OM supera il semplice status di club. Possiamo dire che ha un'influenza molto particolare rispetto agli altri club francesi. Infatti, l'Olympique di Marsiglia è riuscito a mobilizzare un'intera città, e si irradia anche a livello internazionale. A più riprese in questo documentario si associa il calcio alla fedeltà, il fatto di essere fedele al suo club, di sopportarlo sia nella vittoria che nella sconfitta, a testimonianza della dimensione religiosa associata a questo sport.
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Cesar Alexanian ©
Nella stessa continuità, possiamo evocare Maradona e ciò che ha rappresentato - e rappresenta tuttora per il popolo napoletano: riconoscimento e orgoglio. Per il FC Napoli, questo giocatore ha infatti giocato un ruolo chiave nella conquista della scena internazionale. Maradona è la luce dei riflettori sulla città, è l'effervescenza e la rinascita della speranza per un intero popolo. Il 10 maggio 1987, portati dal giocatore argentino, gli Azzurri spezzerano finalmente l'egemonia dei club del nord e riporterano lo Scudetto nel sud Italia per la prima volta nella loro storia. Paolo Sorrentino lo evoca con una finezza del tutto particolare nel suo film "E stata la mano di Dio". La mano di dio, non era altro che quella di Diego per i napoletani. In un certo senso, possiamo dire che in quel momento, era la mano tesa ad un popolo, che in mancanza di riconoscenza da parte dallo Stato, l'ha trovata nel calcio. Come ha detto il calciatore Marek Hamšík al momento della sua partenza dal club napoletano, "A Napoli il calcio è come una religione e lo stadio San Paolo è la sua chiesa."